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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Chiariti i disturbi d'ansia grazie a uno studio sui topi

Un'équipe internazionale di ricercatori ha individuato un circuito cerebrale in grado di sviluppare nei topi l'inclinazione all'ansia. I risultati aprono nuove speranze terapeutiche per i soggetti affetti da disturbi d'ansia. Le persone che soffrono di tali disturbi tendono ...

Un'équipe internazionale di ricercatori ha individuato un circuito cerebrale in grado di sviluppare nei topi l'inclinazione all'ansia. I risultati aprono nuove speranze terapeutiche per i soggetti affetti da disturbi d'ansia. Le persone che soffrono di tali disturbi tendono spesso ad interpretare situazioni ambigue come minacciose. Nello studio in questione gli scienziati hanno esaminato i topi privi del recettore 1A della serotonina. La serotonina è utilizzata dalle cellule cerebrali per comunicare e svolge un ruolo importante nello sviluppo cerebrale. Dalle analisi è emerso che i topi hanno difficoltà ad elaborare stimoli ambigui e reagiscono con un atteggiamento di paura. «Negli esseri umani la segnalazione della serotonina è stata messa in relazione con disturbi quali la depressione e l'ansia e come nel caso dei topi, i pazienti affetti da tali patologie reagiscono eccessivamente di fronte a situazioni ambigue», ha osservato Cornelius Gross, responsabile dell'équipe di ricerca presso il laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL). Da ulteriori ricerche è emerso che l'assenza del recettore 1A aveva causato imperfezioni nel circuito in una regione dell'ippocampo, una parte del cervello che, come è noto, interviene nei processi dell'apprendimento e della memoria. «La chiusura di un circuito specifico nell'ippocampo ha eliminato le reazioni di paura soltanto in presenza di segnali ambigui», ha spiegato Theodoros Tsetsenis dell'EMBL, uno degli autori dello studio. «Tale percorso deve essere coinvolto nel trattamento e nella valutazione del valore degli stimoli. Esso sembra condizionare i topi che di conseguenza interpretano alcune situazioni come pericolose.» Lo studio, condotto dall'unità di biologia del topo dell'EMBL in Italia, è pubblicato on line dalla rivista «Nature Neuroscience».

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