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The role of intercellular communication and DNA double strand breaks in the induction of bystander effects

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Circostanze necessarie per l'effetto bystander

Le conseguenze delle radiazioni non si limitano sempre alle cellule direttamente bombardate. I ricercatori hanno studiato il cosiddetto effetto bystander per determinarne l'importanza nella radioprotezione e nella radioterapia.

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Quando le cellule vengono esposte a radiazioni ionizzanti, le cellule vicine o adiacenti a volte presentano gli stessi sintomi molecolari di stress anche se non esposte. Tuttavia, pare che l'effetto bystander vari in base all'origine e al tipo di cellula. I ricercatori del progetto INTERSTANDER finanziato dall'UE avevano l'obiettivo di spiegare i meccanismi molecolari coinvolti. Per farlo, hanno stabilito una serie di sistemi modello biologici ed hanno misurato la frequenza delle rotture del DNA a doppio filamento come lesioni primarie del fenomeno. Gli esperimenti hanno dimostrato che il danno alle cellule di criceto cinese (CHO) irradiate fuse con linfociti a riposo può essere inferiore rispetto alle CHO in divisione non irradiate e non fuse con i linfociti. Sembra quindi che un effetto bystander protettivo o negativo operi in queste circostanze. Questo fenomeno interessante è stato ulteriormente studiato dagli scienziati del National Centre for Scientific Research "Demokritos" di Atene. Usando le cellule ovariche di criceto cinese (CHO) e i linfociti umani a seguito di irradiazione dell'uno o dell'altro tipo, hanno studiato nello specifico questo effetto protettivo. L'equipe ha condotto diversi esperimenti usando le cellule irradiate stimolate con PHA (fitoemoagglutinina). Questo per analizzare se l'effetto protettivo era evidente nelle cellule in divisione attiva, non solo in fase di riposo. Le cellule del sangue periferico trattate con PHA sono state fuse con le cellule CHO in divisione irradiate. Nessun effetto bystander è stato rilevato nei linfociti. La fase successiva era determinare l'effetto della radiosensibilità presente durante la fase G2 del ciclo cellulare (G2). Le cellule del sangue periferico di un donatore femminile sono state miscelate con sangue irradiato di origine maschile e coltivato con PHA. Anche in questo caso non è stato registrato alcun effetto bystander nei due tipi di cellule. Inoltre, l'uso di cellule CHO irradiate fuse con linfociti del sangue periferico radiosensibili non ha presentato fenomeni bystander trasmessi. Nonostante sia possibile osservare gli effetti bystander in alcuni modelli, è stato dimostrato che la loro presenza è limitata a condizioni specifiche. Ciò dimostra la necessità di condurre ulteriori ricerche su questo fenomeno per capire completamente le implicazioni dei processi coinvolti nella radiosensibilità.

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