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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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La barriera corallina caraibica si è "appiattita" rispetto agli anni settanta

Un nuovo studio, svolto da ricercatori britannici e canadesi, ha dimostrato che le barriere coralline del Mar dei Caraibi nel corso degli ultimi quarant'anni si sono "appiattite". I risultati dello studio sono stati pubblicati nella rivista Proceedings of the Royal Society B. ...

Un nuovo studio, svolto da ricercatori britannici e canadesi, ha dimostrato che le barriere coralline del Mar dei Caraibi nel corso degli ultimi quarant'anni si sono "appiattite". I risultati dello studio sono stati pubblicati nella rivista Proceedings of the Royal Society B. Le barriere coralline, quando sono in buone condizioni, contengono milioni di organismi che contribuiscono alla complessa biodiversità degli oceani e la loro distruzione ha un impatto significativo sia sulla biodiversità oceanica che sulle difese costiere. I coralli svolgono una funzione di cruciale nella vita degli oceani perché offrono riparo, cibo e zone di riproduzione per un quarto di tutte le specie ittiche degli oceani e favoriscono la conservazione delle strutture costiere. È ormai da tempo che gli scienziati sono al corrente della distruzione della barriera corallina, ma questo nuovo studio rappresenta la prima analisi esaustiva e su larga scala del fenomeno e delle sue ripercussioni sulla biodiversità e sulle difese costiere. La ricerca rivela che negli ultimi decenni la maggior parte delle barriere presenti nell'area caraibica hanno perso la loro struttura e formazione originaria e si sono appiattite, mentre le barriere più complesse sono andata quasi distrutte. Il team, composto da ricercatori dell'università dell'East Anglia (Regno Unito) e dell'università Simon Fraser (Canada), ha analizzato i cambiamenti che hanno interessato la struttura di 200 barriere coralline sulla base di 500 indagini svolte tra il 1969 e il 2008, scoprendo che il 75% delle barriere presentano un'altezza drasticamente ridotta rispetto agli anni settanta. "La diminuzione della complessità architettonica delle barriere caraibiche non è avvenuta simultaneamente alla scomparsa - pressoché totale negli ultimi quarant'anni - delle barriere più complesse," si legge nello studio. "L'appiattimento delle barriere coralline nell'area caraibica era già evidente nei primi anni ottanta. Gli anni compresi tra il 1985 e il 1998 sono stati caratterizzati da una situazione di stasi, seguiti poi da una ripresa del declino delle strutture complesse che perdura ancora oggi". Le analisi condotte hanno evidenziato che le barriere sono colpite in ugual misura da questo fenomeno, a prescindere dalla profondità delle acque in cui si trovano. Secondo i ricercatori, sono due gli elementi che hanno contribuito in misura significativa alla distruzione della barriera corallina, ovvero una malattia diffusasi nelle acque comprese tra la Florida e i Caraibi negli anni settanta, che causò la distruzione del 90% dei coralli delle specie Elkhorn e Staghorn e il cambiamento climatico, che ha determinato l'aumento delle temperature delle acque e, di conseguenza, lo sbiancamento dei coralli. Quest'ultimo fenomeno assunse dimensioni particolarmente gravi nel 1998, quando si diffuse a livello mondiale. La responsabilità della distruzione della barriera corallina è da ricercarsi principalmente nelle attività umane. La sovrapesca, in modo particolare la modalità di pesca a strascico che ha un enorme impatto ambientale, ha sortito effetti devastanti sulle barriere coralline, causando spesso il distaccamento di coralli di grandi dimensioni che impiegheranno migliaia di anni a ricrescere. L'acidificazione degli oceani è dovuta inoltre all'inquinamento prodotto da attività industriali e agricole, che ha un ruolo di primo piano nella distruzione dei coralli. Anche i bagnanti hanno una parte di responsabilità: immergersi in acqua indossando una protezione solare può danneggiare i coralli; aumentano infatti di anno in anno gli effetti dovuti alle migliaia di tonnellate di sostanze chimiche presenti nei prodotti solari che inquinano gli oceani. Lorenzo Alvarez-Filip, ricercatore presso l'università dell'East Anglia, avverte: "Una radicale perdita sotto il profilo della complessità architettonica determina chiaramente perdite significative della biodiversità che si ripercuoteranno sulle specie ittiche che vivono nelle aree prossime alla costa. La perdita della struttura riduce le difese costiere naturali della regione caraibica, aumentando sensibilmente il rischio di erosione costiera e inondazioni".

Paesi

Canada, Regno Unito

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