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Contenuto archiviato il 2023-03-07

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Uno studio conferma che gli articoli open access sono citati più spesso

Il potere della pubblicazione open access (OA) per migliorare gli impatti della ricerca è messo in luce da un nuovo studio condotto da scienziati in Canada e nel Regno Unito e pubblicato sulla rivista PLoS ONE. I ricercatori sperano che i loro risultati incoraggeranno altre un...

Il potere della pubblicazione open access (OA) per migliorare gli impatti della ricerca è messo in luce da un nuovo studio condotto da scienziati in Canada e nel Regno Unito e pubblicato sulla rivista PLoS ONE. I ricercatori sperano che i loro risultati incoraggeranno altre università, istituti di ricerca e invesitori nel campo della ricerca ad adottare mandati OA di auto-archiviazione nei quali tutte le ricerche pubblicate sotto i loro auspici siano rese disponibili gratuitamente ad altri ricercatori. Gli articoli messi a disposizione in sistemi OA tendono a essere citati più spesso rispetto ad articoli simili che possono essere consultati soltanto da abbonati paganti. Il motivo di ciò è stato oggetto di lunghe discussioni. "È adesso ampiamente riconosciuto che i risultati della ricerca che sono messi a disposizione gratuitamente per tutti sul web hanno maggior probabilità di venire usati e citati rispetto ai risultati della ricerca accessibili solo da parte di abbonati paganti," ha detto il professor Steven Harnard della Facoltà di elettronica e informatica dell'Università di Southampton nel Regno Unito e sostenitore dell'OA. "Ma dobbiamo chiederci se la ricerca ha maggiori probabilità di essere usata e citata perché è OA? O forse viene resa OA perché ci sono maggiorni probabilità che venga usata e citata?" Per trovare la risposta, il professor Harnard e i suoi colleghi di Southampton e dell'Università del Québec ... Montréal in Canada hanno studiato studi provenienti dalle prime quattro istituzioni al mondo a rendere obbligatorio l'OA per i loro ricercatori - e cioè la Facoltà di elettronica e informatica di Southampton, il CERN (Organizzazione europea per la ricerca nucleare), la Queensland University of Technology in Australia e l'Università di Minho in Portogallo. Il team ha confrontato l'impatto delle citazioni di articoli di queste istituzioni con articoli simili prodotti da istituzioni che non prevedono l'obbligatorietà dell'OA; in alcuni casi gli autori hanno deciso di rendere i loro articoli OA comunque; nella maggior parte dei casi non lo hanno fatto. Lo studio ha confermato l'impatto dell'OA sulle citazioni; Gli articoli OA risultavano citati significativamente di più rispetto a quelli non OA, anche prendendo in considerazione altre variabili. Inoltre, il vantaggio dell'OA è tanto importante per gli articoli che devono essere OA perché i loro autori fanno parte di istituzioni che lo richiedono quanto per gli articoli che sono OA per scelta dell'autore. Questo significa che gli articoli OA non sono citati più spesso solo perché i loro autori li rendono OA se pensano che siano più citabili. Piuttosto, attraverso l'OA, gli articoli migliori qualitativamente sono più accessibili e quindi più citabili. Se non fossero stati resi OA, questi articoli sarebbero stati a disposizione unicamente di persone che possiedono un abbonamento alla rivista, il che li avrebbe resi meno accessibili e quindi meno citabili. I ricercatori scrivono: "In un campo livellato dall'OA, gli utenti possono accedere selettivamente, usare e citare quegli articoli che ritengono di maggiore rilevanza e qualità senza più limiti di accessibilità. "Speriamo che questa dimostrazione che il vantaggio offerto dell'OA è reale e causale sia un ulteriore incentivo e spinta per l'adozione di mandati di OA in tutto il mondo in modo da assicurare che la ricerca possa finalmente realizzare il suo pieno potenziale, non più costretta dagli inutili limiti di fruizione che ha adesso". La professoressa Dame Wendy Hall dell'Università di Southampton, che non ha partecipato allo studio, ha commentato: "Si tratta di una prova ancora più convincente che possiamo aumentare l'impatto della nostra ricerca assicurando - attraverso l'open access - che sia accessibile a tutti. "Se vogliamo cominciare a risolvere alcuni dei problemi urgenti che riguardano il pianeta attualmente, dobbiamo essere in grado di attingere a tutte le informazioni fornite dalla ricerca svolta in diverse discipline e in tutti gli istituti di ricerca del mondo." L'articolo è stato pubblicato durante la Open Access Week, un'iniziativa internazionale ideata per promuovere la causa dell'OA e fornire ai sostenitori dell'OA un'opportunità di scambiarsi informazioni e idee. Circa 2,5 milioni di articoli vengono pubblicati in 25.000 riviste e in atti di conferenze ogni anno. Attualmente appena il 15 - 20% di questi articoli sono auto-archiviati in sistemi OA. Però, come ribadiscono gli autori di questo articolo, nessuna istituzione può permettersi un abbonamento a tutte le riviste del mondo di cui i propri ricercatori potrebbero aver bisogno. Un numero sempre maggiore di istituti e di organizzazioni di finanziamento alla ricerca stanno comunque cominciando a stabilire requisiti riguardo l'OA. Per esempio, il Consiglio europeo della ricerca (CER) esige che tutti gli articoli sottoposti al giudizio di pari e prodotti all'interno di progetti finanziati dal CER siano inseriti in appropriati sistemi e resi open access entro massimo sei mesi dopo la pubblicazione. Anche la Commissione europea sta conducendo un progetto pilota di OA, nell'ambito del quale i progetti finanziati in 7 aree del Settimo programma quadro (7° PQ) devono essere depositati in un sistema online e resi OA per un periodo da 6 a 12 mesi dopo la pubblicazione. Il progetto pilota funzionerà fino alla fine del 7° PQ e, se avrà successo, potrebbe servire come modello per futuri programmi quadro.

Paesi

Canada, Regno Unito

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