La radio dà voce alle comunità emarginate
In molte parti del mondo, i popoli indigeni(si apre in una nuova finestra) continuano a essere emarginati. Una manifestazione di questa esclusione è la loro sottorappresentazione nei mezzi di comunicazione tradizionali. I gruppi di minoranza spesso lottano per far sentire la propria voce, o scoprono che la loro cultura è caricaturale o male interpretata. La radio comunitaria è quindi emersa come un potente strumento per le comunità emarginate utile ai fini di rappresentare se stesse, discutere di questioni che le riguardano e comunicare un sentimento di solidarietà. Questo fenomeno ha attirato l’attenzione di Katie Moylan, professoressa associata presso l’Università di Leicester(si apre in una nuova finestra) nel Regno Unito e coordinatrice del progetto TRR(si apre in una nuova finestra). «Avevo precedentemente esaminato il ruolo della radio comunitaria per i gruppi di migranti in Irlanda e avevo iniziato a fare ricerche su questo tipo di radio in Nord America per un libro che stavo scrivendo», spiega. «Mi resi subito conto che non potevo scrivere della radio comunitaria nordamericana senza prendere in considerazione la radio indigena.»
Rappresentazione attraverso la radio
Il progetto TRR, intrapreso con il sostegno del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie(si apre in una nuova finestra), ha permesso a Moylan di ricercare e visitare stazioni gestite da tribù indigene in Arizona, Oklahoma e California meridionale. «In tutti gli Stati Uniti sono presenti tra le 50 e le 70 stazioni tribali», osserva. «Sembrano molte, ma le comunità tribali riconosciute sono 574.» Moylan ha condotto ricerche sui contenuti radiofonici e ha intervistato gli operatori sul loro lavoro, per saperne di più su come i gruppi tribali rappresentano se stessi. Ha potuto vedere come queste stazioni erano organizzate, dal finanziamento alla programmazione. Da questo lavoro, sono stati identificati i punti in comune nei contenuti e nelle pratiche radiofoniche indigene, come l’importanza dell’autodeterminazione e della resilienza. Moylan è stata anche in grado di osservare le strategie di costruzione della comunità in onda nelle diverse stazioni, come la narrazione tradizionale e i ringraziamenti ai membri della comunità. Un aspetto comune di rilievo riguardava il fornire un supporto culturalmente specifico rafforzando al contempo i valori tribali, disponendo di poche risorse.
L’importanza della comunicazione
Tutto ha avuto una svolta però con l’arrivo della pandemia di COVID nel marzo 2020. Nonostante alcune delle visite in loco di Moylan siano state necessariamente cancellate, ha potuto comunque vedere in prima persona il ruolo cruciale svolto dalla radio tribale durante un periodo di crisi. «Molte comunità tribali sono abituate alla precarietà e ad affrontare situazioni difficili», aggiunge. «Questo significa che, inizialmente, erano più preparate alla pandemia. Le stazioni hanno rapidamente messo in atto diversi protocolli, come l’impiego dei disinfettanti per le mani e i saluti con il gomito.» Queste stazioni hanno fornito informazioni vitali e aggiornamenti sanitari alle comunità vulnerabili, in un momento in cui molta disinformazione veniva diffusa con altri mezzi. «La radio indigena rappresentava spesso il primo porto di scalo per molte di queste comunità», afferma Moylan. «Le radio tribali hanno rapidamente adattato la loro programmazione, per esempio trasmettendo in diretta le riunioni tribali.» Moylan sta attualmente ultimando una mappa online delle stazioni dei nativi americani, in modo da permettere ai ricercatori di comprendere meglio dove si trovano le stazioni radio tribali e di collegarsi ai contenuti in diretta in tempo reale. I risultati della sua ricerca sono stati condivisi con gli operatori radiofonici tribali; inoltre, articoli ad accesso aperto(si apre in una nuova finestra) del suo lavoro saranno liberamente disponibili. Molti dei concetti presi in esame, per esempio le strategie di decolonizzazione, tra cui la programmazione nella madrelingua, sono anche decisamente trasferibili ad altri contesti, ad esempio la situazione dei gruppi indigeni in Europa, come i Sami(si apre in una nuova finestra) o le minoranze come i Rom(si apre in una nuova finestra). «La pandemia di COVID ha davvero sottolineato il nostro bisogno di una migliore connettività», aggiunge Moylan. «Il ruolo comunicativo di queste stazioni radio tribali produce davvero risonanza, e penso che vedere queste pratiche comunicative in azione mi abbia anche reso un’insegnante migliore.»