La possibile influenza dell’esposizione del padre alle sostanze chimiche sulla salute dei suoi figli
Mentre l’effetto dello stile di vita materno e delle esposizioni in utero è stato ampiamente studiato, l’eredità epigenetica paterna è stata in gran parte ignorata. Tuttavia, una nuova ricerca del progetto PATER, finanziato dall’UE, suggerisce che anche l’ambiente in cui vive il padre può esercitare un effetto significativo sulla salute dei figli. «Quando uno spermatozoo feconda un ovulo, non viene solamente trasmesso il DNA alle generazioni successive: è possibile che ciò avvenga anche per i potenziali effetti causati dall’esposizione a vari fattori ambientali, quali sostanze chimiche, stress e scelte di stile di vita», afferma Oskar Karlsson, responsabile della ricerca presso lo SciLifeLab del dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Stoccolma(si apre in una nuova finestra), l’ateneo partner che ha coordinato il progetto. Questa scoperta è particolarmente preoccupante se si considera che l’utilizzo di sostanze chimiche è aumentato drasticamente negli ultimi anni. Per questo motivo, il progetto PATER si è concentrato specificamente su come, attraverso l’eredità epigenetica, l’esposizione del padre a inquinanti antiandrogeni può influire sulla salute della prole. Gli inquinanti antiandrogeni sono sostanze chimiche presenti nell’ambiente che interferiscono con gli ormoni sessuali maschili bloccando il recettore degli androgeni, mentre l’eredità epigenetica è il modo in cui i tratti acquisiti, influenzati da fattori ambientali, possono essere trasmessi di generazione in generazione senza modificare la sequenza del DNA sottostante.
Prove concrete dell’eredità epigenetica paterna
Utilizzando sia rane che topi, il progetto, che è stato finanziato dal Consiglio europeo della ricerca(si apre in una nuova finestra), ha utilizzato una combinazione di vari approcci, tra cui test molecolari, tossicologici ed epigenomici, mettendo a nudo una prova concreta dell’ereditarietà epigenetica paterna nei vertebrati. «La nostra ricerca dimostra che l’esposizione chimica paterna può effettivamente alterare i tratti epigenetici dello spermatozoo, inducendo effetti sulla salute della prole e persino di quella di secondo grado», spiega Karlsson. Nelle rane i ricercatori hanno dimostrato che l’esposizione ai pesticidi può ridurre la fertilità e alterare il metabolismo attraverso le varie generazioni, mentre nei topi hanno evidenziato le modalità con cui l’esposizione a un comune plastificante causa disfunzioni metaboliche e immunitarie che persistono nella prole non esposta. Il progetto ha inoltre svelato alcuni dei meccanismi molecolari alla base di questi effetti, come i cambiamenti nelle biomolecole dello sperma, che mettono in connessione l’esposizione paterna ai risultati ereditari sulla prole.
Promuovere la scienza, l’uguaglianza di genere e l’equità sociale
Secondo Karlsson, queste scoperte stanno contribuendo a fornire informazioni utili per rimodellare il dibattito sulla salute riproduttiva tra scienziati e responsabili politici. «Sottolineando le conseguenze a lungo termine che l’esposizione del padre può avere sulla salute della prole, il progetto mette in discussione la narrazione tradizionale secondo cui solo le madri sono responsabili delle conseguenze sulla salute dei propri figli», aggiunge. «Così facendo, PATER non solo ha contribuito alla scienza, ma anche a promuovere la parità di genere e l’equità sociale.» Enfatizzando la necessità di test di tossicità multigenerazionali e di sensibilizzazione sulla salute preconcezionale maschile, il progetto sostiene inoltre gli obiettivi dell’UE in materia di salute pubblica, sicurezza chimica e tutela ambientale. Ad esempio, un risultato fondamentale del progetto è stato il forte coinvolgimento del pubblico e dei responsabili politici, che ha aiutato a tradurre complesse scoperte scientifiche in messaggi accessibili su come l’ambiente di un padre possa avere un impatto diretto sulla salute e sul benessere dei suoi figli e nipoti. «Ci auguriamo che questo dialogo continui a ispirare consapevolezza e azione, favorendo discussioni più eque sulla salute riproduttiva e una maggiore protezione dagli inquinanti ambientali nocivi», conclude Karlsson. Sebbene PATER abbia sempre condiviso apertamente i propri risultati, anche prima della loro pubblicazione, per accelerare i progressi in questo settore emergente, il team di ricerca sta ora ultimando diverse pubblicazioni di grande impatto basate sui dati più recenti ricavati dal progetto.